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Svizzera e Italia raggiungono un accordo sul trattato fiscale

L’Italia e la Svizzera hanno pattuito la modifica all’ accordo di doppia imposizione, al fine di migliorare le disposizioni per lo scambio di informazioni fiscali. Si spera che l’accordo sarà firmato prima della scadenza del 2 marzo, termine fissato dal nuovo programma di Voluntary Disclosure in Italia per rimuovere la Svizzera dalla “black list” italiana.

Dopo tre anni di colloqui, a seguito di una recente spinta da parte dei legislatori italiani per approvare il programma di voluntary disclosure, l’accordo consentirà ai residenti italiani di regolarizzare i capitali non dichiarati detenuti all’estero. C’è un termine di 60 giorni, dalla data di entrata in vigore, per i paesi che non hanno ancora firmato un’adeguata misura per lo scambio di informazioni fiscali (TIE) con l’Italia, per farlo. Questi paesi altrimenti rischiano di essere inseriti nella black list dell’Italia.

Si prevede che il protocollo per il DTA, che comprenderà lo standard globale OCSE per lo scambio di informazioni su richiesta ed una tabella di marcia che copre altre questioni fiscali bilaterali, sarà firmato entro la fine di febbraio 2015. Le disposizioni dell’accordo sullo scambio di informazioni si applica a decorrere dalla data della firma, con la consapevolezza che potrebbe richiedere fino a due anni per la ratifica da entrambi gli stati.

Attraverso i negoziati con la Svizzera, il governo italiano spera di creare un movimento “a tenaglia”, per cui si possono scovare gli italiani con patrimoni non dichiarati in Svizzera, i cui dati potranno essere comunicati in base al trattato rivisto, offrendo loro un programma di comunicazione volontaria per pagare una multa ridotta.

Vieri Ceriani, segretario per gli affari fiscali del Ministero delle Finanze italiano, ha descritto il nuovo accordo come “impensabile alcuni anni fa”, e ha detto che ha segnato “l’inizio di un’epoca che prevede misure contro l’evasione fiscale.”

Il Premier italiano Matteo Renzi ha accolto positivamente l’accordo ed ha sottolineato che “ora sarebbe un buon momento per il rientro di grandi quantità di fondi in Italia, grazie all’approvazione del programma di comunicazione volontaria, insieme con la recente oscillazione del cambio.”

La rimozione della Svizzera dalla lista nera italiana porterebbe ad un miglioramento sostanziale dell’accesso al mercato per i fornitori di servizi finanziari svizzeri. Gli Istituti finanziari svizzeri ed i loro dipendenti non saranno, in linea di principio, ritenuti responsabili per i reati fiscali dei loro clienti, anche se il comportamento cooperativo per la regolarizzazione dei loro clienti sarà considerata con favore.

I negoziati hanno incluso una tabella di marcia con impegni futuri per la riduzione delle aliquote d’imposta alla fonte sui dividendi e pagamenti di interessi, e modifica della tassazione sui lavoratori transfrontalieri.

Quest’ultima questione è stata in precedenza un punto critico nei negoziati DTA. In base ad un accordo esistente, i lavoratori italiani transfrontalieri dipendenti in Svizzera sono esenti da tassazione in Italia, ma la Svizzera è tenuta a trasferire il 38,8 % del gettito fiscale svizzero raccolto, all’Italia. Il governo cantonale ticinese da tempo lamentava il “wage dumping“, minor salario percepito dagli italiani rispetto agli svizzeri, ed ha cercato di revisionare tale difformità.

Ora è stato proposto che, in futuro, i lavoratori frontalieri dovrebbero essere soggetti a tassazione ridotta nello Stato in cui lavorano, nonché a tassazione regolare nel paese in cui risiedono. La parte trattenuta nello Stato in cui la persona lavora sarà massimo del 70 % dell’imposta sul reddito complessivo trattenuto. Un nuovo accordo sulla tassazione dei frontalieri sarà oggetto di un’intesa da negoziare nel primo semestre del 2015, con l’impegno da parte di entrambe le parti alla rapida conclusione.

 
 

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