La politica dei fondi d’investimento in Lussemburgo
Nel corso degli anni, il Lussemburgo si è affermato come una delle prime piazze finanziarie mondiali grazie allo sviluppo dell’industria dei fondi. In particolare, questa crescita si è basata sui fondi alternativi che oggi rappresentano la maggior parte dei fondi presenti a Lussemburgo.
Introdotti nel sistema finanziario dell’Unione europea per effetto della direttiva 2011/61/UE, i fondi alternativi sono nati per politiche d’investimento mirate, in tal senso è sufficiente ricordare i fondi immobiliari o i fondi di “private equity”. La loro flessibilità li rende validi strumenti anche per acquistare aziende e finanziare il loro sviluppo o semplicemente per conservare i patrimoni familiari.
Molteplici sono i vantaggi di un fondo d’investimento.
I fondi d’investimento rendono possibile una diversificazione degli investimenti da parte di soggetti professionalmente qualificati, come richiede la direttiva comunitaria. Inoltre, i risparmiatori sono garantiti dal controllo al quale le società concernenti i fondi sono sottoposte (la CONSOB e la Banca d’Italia per lo Stato italiano) e dalla circostanza, non trascurabile, che risparmiatori possano seguire gli investimenti.
Malgrado i fondi d’investimento nascano al fine di veicolare ricchezza, è da ricordare che i risparmiatori corrono il rischio di non percepire il rendimento inizialmente programmato e anzi di riscontrare una perdita di capitali se le politiche d’investimento non sono correttamente scelte e praticate.
Tanto potrà anche dipendere dalla variabile dell’andamento dei mercati finanziari.
Pe quel che concerne il Lussemburgo, è doveroso premettere che il Granducato di Lussemburgo rappresenta la prima piazza finanziaria in Europa e la seconda a livello mondiale per la costituzione di società che si occupano dei fondi d’investimento. Basti pensare che l’attività dei fondi lussemburghesi genera un quarto del PIL ed impiega oltre 13.000 persone nel settore finanziario.
Complice di questo successo, oltre una duratura stabilità politica, anche i vantaggi fiscali che il Granducato si può permettere di applicare, pur ricordando che il Lussemburgo non è un paese off-shore e dunque rimane sottoposto alle direttive comunitarie.
La legge lussemburghese si presenta abbastanza flessibile nella politica di costituzione dei fondi d’investimento, ancorché rimangano fermi determinati aspetti volti a tutelare la posizione degli investitori.
In primo luogo, il lancio di un fondo passa sempre sotto le forche caudine della Commission de Sourveillance du Secteur Financier (CSSF), la quale adotta un controllo rigidissimo, che può durare anche mesi, sulla strutturazione del fondo e sulle sue politiche d’investimento sintetizzate nel documento economico denominato Prospectus.
La CSSF, inoltre, continua a vigilare durante tutta la vita del fondo dal suo lancio sino alla sua possibile estinzione.
D’altra parte l’ambito fiscale è estremamente vantaggioso, basti pensare che i fondi d’investimento sono sottoposti ad una tassa d’abbonamento annuale da versare ogni tre mesi che varia dallo 0,05% per gli OPC (Organismes de Placements Collectifs) allo 0,01% per i FIS ( Fonds d’investissemnt specialisés) e i FIAR ( Fonds d’investissement alternatifs réservés) sino allo 0,25% per le SPF (Société de gestion de patrimoine familial) calcolata sugli attivi netti.
Sono inoltre previsti degli esoneri fiscali alle condizioni stabilite dalla legge lussemburghese per gli OPC, i FIS e i FIAR.
I vantaggi fiscali evidenti dei fondi d’investimento lussemburghesi li rendono un prodotto estremamente attraente per gli investitori/risparmiatori, i quali potranno veicolare e commercializzare i loro beni senza essere imposti fiscalmente né sui loro guadagni né sul loro patrimonio personale.
In quanto leader europeo dei fondi d’investimento, il Granducato di Lussemburgo si è dotato di recente di nuovi strumenti finanziari.
La nuova espansione di mercato pare oggi sia rappresentata dalle start-ups europee, visto che di recente sono stati introdotti il Fund life science, esclusivamente dedicato alle tecnologie biomediche, ed il Luxembourg Future Fund dedicato alle attività imprenditoriali innovatrici.
Tuttavia, il vero fiore all’occhiello è il FIAR (Fonds d’investissement alternatifs réservés).
Introdotto nel 2016, oggi il FIAR rappresenta il fondo d’investimento più utilizzato in Lussemburgo.
Numerosi i vantaggi e non solo fiscali.
In primo luogo la costituzione di un FIAR avviene in tempi estremamente rapidi (1-3 mesi), perché questo tipo di fondo non è sottoposto al controllo della CSSF lussemburghese.
Questo, però, non significa minori garanzie per i risparmiatori e gli investitori.
Infatti, la gestione del FIAR è affidata inderogabilmente ad una società di gestione (Management Company- ManCo) autorizzata dalla CSSF secondo la direttiva comunitaria AIFM 2011/61/UE e registrata presso lo stesso organismo di vigilanza.
Nella pratica, non vi è più la necessità di essere autorizzati al lancio del fondo dalla CSSF, ma il controllo sulla strutturazione del fondo e sul suo lancio passa attraverso la ManCo, che di fatto gestirà il fondo per tutta la sua durata.
In questo senso, i tempi di costruzione del fondo e del suo lancio sul mercato finanziario vengono fortemente ridotti, essendo le ManCo società private qualificate che generalmente hanno un approccio immediato e meno burocratico con gli investitori.
Come si diceva, peò, questo non significa minori garanzie per gli investitori. Le ManCo, infatti, restano strettamente legate alla CSSF con la quale devono periodicamente conferire per questa via continuando a garantire la massima tutela degli interessi degli investitori.
Strutturalmente il FIAR si presenta abbastanza diversificato. Infatti, il fondo assume naturalmente la forma di un “ombrello”, poiché la società si dirama in diversi comparti ciascuno dei quali potrà essere dedicato al privaty equity, ai beni immobili, alla liquidità ed altre attività finanziarie.
Godendo il FIAR del passaporto europeo, le attività investite nel fondo potranno essere commercializzate per tutto il territorio dell’UE.
Quanto all’imposizione fiscale, deve versarsi trimestralmente la tassa di abbonamento annuale dello 0,01% sugli attivi netti. Se il fondo detiene parti di altri fondi, non è dovuta la tassa annuale dello 0,01% al fine di evitare la doppia imposizione. Certi fondi, ad esempio i fondi pensioni, sono esonerati dal versamento dell’una tantum annuale dello 0,01%. I FIAR costituiti sotto forma societaria sono esonerati dal pagamento della tassa sul patrimonio, salva qualche eccezione. Non è dovuta neanche l’imposta relativa alla ritenuta alla fonte.
A livello di fiscalità internazionale il FIAR soggiace a 49 delle 76 convenzioni fiscali concluse tra il Lussemburgo ed altri Paesi europei, tutte tendenti ad agevolare o alleggerire l’imposizione fiscale sui rendimenti degli investitori.
In ogni caso, soprattutto gli investitori europei non residenti nel Granducato di Lussemburgo, e che hanno costituito il fondo come una società di capitali, non sono tenuti ad alcuna imposizione sulle loro plus-valenze. Le plus-valenze realizzate al momento dell’uscita da un comparto e all’entrata in un altro non sono imponibili.
Tutti i servizi forniti da una società di gestione della FIAR, per esempio i servizi di gestione del portafoglio o quelli consistenti in consigli di strategia d’investimento che possono essere forniti oltre che dalla ManCO anche da società indipendenti costituite sotto forma di società in accomandita, sono esonerati dal pagamento d’imposta del 17% a titolo di TVA corrispondente alla nostra imposta sul valore aggiunto (IVA).
In conclusione, il FIAR oggi è innegabilmente il veicolo più attraente nel panorama dell’industria dei fondi del Lussemburgo.
La struttura diversificata del FIAR concernente le attività finanziarie investite e l’opportunità di sfuggire alle faticose tempistiche della messa a punto come accade per la maggior parte dei fondi d’investimento, ne fanno uno strumento fortemente interessante anche nell’ottica di conservazione e rendimento dei più importanti patrimoni familiari.
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