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Brexit, forse

L’Alta Corte britannica si è pronunciata: “è necessaria l’approvazione del Parlamento perché il Regno Unito possa iniziare il processo di uscita dall’Unione Europea”.

Il governo di Theresa May è stato sconfitto dalla sentenza emessa dalla Corte britannica che ha accolto le istanze sostenute da due comuni cittadini: la consulente finanziaria Gina Miller ed il parrucchiere Deir Dos Santos, decretando la necessaria approvazione da parte del Parlamento.

L’Alta Corte si schiera, quindi, contro la tesi sempre sostenuta dai ministri brexiters e dalla premier Theresa May secondo i quali la volontà popolare espressa con il voto del 23 giugno e i poteri dell’esecutivo dovevano essere considerati sufficienti per avviare i negoziati sui termini del divorzio dall’Europa.

Lord Thomas of Cwmgiedd, giudice dell’Alta corte, nella sentenza emessa, ha ribadito il principio fondamentale che il Parlamento è sovrano e lui solo ha il potere di attivare la Brexit.

Colpo di scena, dunque, anche se promette di essere solo il primo tempo di un cammino giudiziario il cui esito è rimesso alla Suprema corte.

Il verdetto di oggi ribalta completamente la situazione aprendo le porte ad un nuovo scenario: Brexit, forse.

Il Parlamento dovrà decidere se uscire dall’Unione Europea e se il caso approvare una legge sulle tempistiche e modalità del divorzio.

Come sottolineato dai media britannici, la sentenza non ha avuto solo l’effetto di aver umiliato il governo, ma anche quello di allungare i tempi previsti dalla May per la Brexit.

Lo scenario potrebbe cambiare rapidamente, come spiegano gli analisti: prima di tutto gli ostacoli per il governo tory rendono più probabile il suo spostamento su posizioni meno intransigenti rispetto ai negoziati con Bruxelles, allontanando quindi l’ipotesi, tanto temuta dai mercati, di una ‘hard Brexit’.

Inoltre la May potrebbe ora essere costretta a scoprire le carte delle trattative con l’Ue.

In questo senso si è già espresso il leader laburista Jeremy Corbyn, che ha chiesto all’esecutivo di presentare al Parlamento «in tempi rapidi» i termini del negoziato.

Nel giro di un mese lo scontro riprenderà alla Corte suprema, che può ribaltare o confermare il verdetto dell’Alta Corte.

In quest’ultimo caso il governo si infilerebbe in un ginepraio, fra possibili rinvii e ritardi, di un voto a Westminster dove i deputati sono in maggioranza anti- Brexit.

Fra i tanti scenari c’è quello di un terremoto politico che porti alle elezioni anticipate.

In tale contesto di crescente incertezza chi ne risente maggiormente è l’economia del Paese in balia dell’azione di speculatori internazionali che operano sui mercati valutari; per ora la sterlina ha risposto alle notizie in arrivo dall’Alta corte con un balzo sul dollaro ma resta comunque debole e la Bank of England prevede un’inflazione al 2,7% entro la fine del 2017, rispetto all’attuale 1%.

Quindi, se non ci saranno sorprese e anche se “Brexit significa Brexit”, come ha più volte ripetuto in questi mesi Theresa May, spetterà comunque alla Camera dei Comuni e a quella dei Lord decidere se e quando dare il via alla pratica di divorzio dalla Ue.

Intanto canta vittoria Gina Miller, donna d’affari e attivista che ha organizzato e guidato la campagna per ‘sfidare’ in tribunale la May.

È lei ‘l’eroina’ del giorno, intervistata da tutti i media, e ammirata dalla leader scozzese Nicola Sturgeon, che è pronta a dare il sostegno diretto alla sua battaglia legale.

Gina cerca di ricordare a tutti che questo non è un trionfo personale e nemmeno politico, ma «per il futuro del Regno Unito».

Marina d’Angerio
Dottore Commercialista
ICAEW Chartered Accountant and Auditor

 
 

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